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Grecia Salentina: Personaggi
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PERSONAGGI

Don Mauro Cassoni

Fra tante leggende, abbiamo scelto una storia vera per raccontarvi, darvi una suggestione di questa terra.
E' la storia di Don Mauro Cassoni, papa Mauro, monaco cistercense che si unnamorò della Grecìa.
"Miliso grìca, miliso grìca" (parla greco, parla greco), esortava Don Mauro.
Il monaco benedettino cistercense, studioso di antichità classiche e da sempre interessato o problemi di carattere linguistico, storico ed archeologico, durante i 25 anni di apostolato (1928-1951) esercitato a quotidiano contatto con la popolazione della Grecia salentina, attraversò in lungo e in largo l'area grecanica carpendone i segreti e comunicando con la gente in griko.
Faceva "ricerca sul campo". Lui, che non era salentino né tanta meno grecofono (era nata a Norma, in provincia di Latina, nel 1877), in un'epoca, quella intorno agli anni '40, in cui il regime allora imperante tollerava a fatica le minoranze linguistiche quando addirittura non impediva l'uso ufficiale dei dialetti, divenne col tempo il massimo cantare della Grecìa.
"Quando giunse nel cuore di questa nostra terra salentino ebbe la sensazione di trovarsi in terra greca, specialmente poi in contrada Liori, dove sorge il monastero, in cui rare capanne nuragiche sparse nella vasta pianura ricordavano certi paesaggi della Grecia di Esiodo.
Quasi tutti qui, allora grecofoni, innamorati anche, i più anziani, dei miseri resti del loro dialetto, del cosiddetto "griko". "Inesta griki" (siamo greci) erano soliti ripetere fra loro con orgoglio. Per Cassoni fu un'incredibile scoperta.
Quel parlar griko familiare, della vita di ogni giorno, quei nomi di uccelli, di strumenti domestici, di cucina, quei giovani con le loro canzoni d'amore, tutte quelle nonne con i loro racconti, le fiabe, le ninne nanne, gli indovinelli, quelle prefiche con le loro nenie funebri tramandate da madre a figlia furono altrettante, fortissime sollecitazioni ad apprendere subita il griko, a studiame le misteriose origini a rendersi conto, per quanto possibile, degli aspetti più significativi e curiosi di questa gente.
In tutte queste testimonianze Cassoni vedeva espressioni di una civiltà in dissoluzione, di una cultura al suo tramonto, di una lingua, specialmente, ancora viva sulle labbra del popolo minuto (quel dialetto greco forse un giorno parlato nelle antiche, gloriose colonie della Magna Grecia), che dava ormai segni evidenti del suo progressivo disfacimenta. Una lingua che rappresentava (e ancora rappresenta) la nostra tradiziane, la nostra stesso identità". Così racconta mirabilmente, in proposito, lostudioso Ottorino Specchia. Don Mauro, dal carattere mite, affabile, aperto, sensibilissimo, si innamorò della Grecia salentina e dei suoi abitanti, del loro senso di ospitalità e amicizia, e si mise subito a studiare con entusiasmo, ammirato dalla capacità reagente del griko contro i diversi influssi avuti durante la sua lunghissima vita.
Nell' annosa questione sulle origini magrogreche o bizantine delle colonie greche dell' Italia meridionale, ancora oggi non definitivamente chiusa, si schierò apertamente con il Rohlfs e la sua rivoluzionaria teoria basata sui dorismi presenti nel nostro griko, nel sostenere evidentemente, la prima tesi, in contrasto con altri insigni studiosi quali il Marosi e il Parlangeli, (il quale ultimo però, per una sorta di "nemesi storica" si rivelerà il provvidenziale custode nel tempo dei manoscritti dei don Mauro, e delle sue opere, di cui auspicherà vivamente, ma senza esito, la pubblicazione). "…Quasi incarnasse, nella divisa del monachesimo occidentale, una incredibile presenza bizantina tornata a dir messa 300 anni da che era tramontato il rito greco in Terra d'Otranto. "Papa Mauro", spentosi in una camera dell'ospedale civile di Lecce il 22 dicembre 1951 riposa ora nel cimitero di Martano, nella tomba dei Padri cistercensi. Per un elenco delle opere edite e inedite di don Mauro Cassoni rimandiamo al volume di Padre Placido Caputo, il Monastero di S.M. della Consolazione in Martano, 1998, pp. 295-299.

 
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