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Chiesa S. Stefano

Fig 2. - Rosone
Fig 1. - Prospetto della Chiesetta

E' una chiesa dal tipico fascino orientale bizantino, costruita intorno agli anni '80 del XIV secolo da Raimondello Del Balbo Orsini, come risulta dal suo stemma posto sul rosone della facciata in cui si scorgono le stelle a 16 raggi dei Del Balzo e i corni dei D'Orange. La graziosa facciata (Fig. 1) della cappella di S. Stefano si presenta come un portale romanico di pura tradizione pugliese sormontato da un rosone dello stesso genere e, in cima, un incantevole campanile a ventola gotico con bifora. Questa facciata colpisce per le sue dimensioni modeste, tanto da sembrare rannichiata tra le case basse in cui è come incastonata. il suo aspetto romanico-gotico, corrisponde al gusto pugliese del tardo Medio Evo che pur ispira le facciate di altri edifici salentini come quella di S. Maria della Croce a Casaranello(LE), e quella di S. caterina di Galatina(LE). La chiesa è orientata ad ovest e la sua semplicità è sottolineata dalle modanature lineari che percorrono il basamento, riquadrano gli spigoli ai lati, e seguono l’inclinazione della cuspide, corrispondente alla larghezza del prospetto. In origine il portale era costituito da un protiro del quale restano soltanto i due leoni mutilati che tutt'ora si appoggiano su mensole incastrate da una parte e dall'altra dell'architrave del portale. Un tempo esse avevano per base due colonnette, fiancheggianti il portale e che a loro volta sostenevano dei mostri quasi totalmente spariti.
Fig 3. - Campanile
L’architrave è decorato da rosette e da una fascia di fogliame e decorazioni floreali ormai quasi del tutto cancellate. Al di sopra dell’architrave vi è una lunetta a tutto sesto che forse in passato conteneva una pittura di S. Stefano. Sia la lunetta che il rosone (Fig. 2) ad otto raggi sono sormontati da un archivolto scolpito con foglie di acanto e schemi floreali. Il cornicione che accompagna gli spioventi è interrotto dall'elevarsi dell'elegante piccolo campanile-muro (Fig. 3) a ventola formato da due altre aperture a pieno sesto con comignoli acuti, e la cui decorazione è in perfetta armonia con il clima romanico gotico dell'insieme della facciata.
Fig 4. - Particolare dell'interno
L’interno è a pianta unica rettangolare, coperta da un tetto a due falde sostenuto da tre capriate, e termina con una piccola abside a semicatino, semicircolare e cieca, che sporge all’esterno. La luce del giorno illumina S. Stefano soltanto attraverso il rosone (Fig. 4).
Fig 5. - Particolare dell'interno
La zona del presbiterio è delimitata da due gradini lungo tutta la larghezza del vano. A sinistra dell’abside principale se ne trova un’altra più piccola (Fig. 5) che serviva da próthesis , infatti, secondo il rito greco, qui veniva preparato il pane e il vino per la celebrazione. All’estremità della parete nord fu scavata un’altra nicchia rettangolare per necessità liturgiche. Gli affreschi che coprono le pareti, molto degradati e intaccati da lacune, sono pitture bizantine disposte a fasce orizzontali sovrapposte, accompagnate da iscrizioni greche riferite ai soggetti rappresentati. La parete sud è costituita da tre fasce, quella opposta da quattro.
Fig 6. - Particolare dell'interno
All’altezza dell’osservatore sono raffigurati una serie di santi in dimensione naturale. I cicli superiori della parete settentrionale raffigurano la vita di Gesù: prima i Magi, la Fuga dall’Egitto, poi il Battesimo, la Crocifissione e infine la Resurrezione. Sulla parete meridionale, i due cicli superiori raffigurano i miracoli e il martirio di S. Stefano. Nella concavità dell’abside sono ritratti quattro vescovi, padri della Chiesa Bizantina, attorno all’immagine di Cristo adolescente; la parte superiore illustra invece la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli in preghiera attorno alla Vergine, seduti davanti alle mura merlate di Gerusalemme. La parete est comprende gli affreschi che rappresentano il giudizio universale, tema ricorrente nel Salento del XIV secolo. Al centro di questa composizione vi è l’arcangelo Michele vestito da cavaliere angioino che divide due scene, quella alla sua destra dove risiede il gruppo degli eletti con il paradiso, e quella alla sua sinistra con la narrazione dei vizi dei dannati e dei supplizi infernali. Tutte queste immagini guidano l’osservatore in questa “minipinacoteca” del tardo bizantino nel Salento, e si avverte in modo pungente l’atmosfera orientale delle chiese di Bisanzio. La chiesa è illuminata naturalmente anche da una piccola finestra (Fig. 6) nel muro sud, che dà nel presbiterio.

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